Il mondo della fotografia e delle fotocamere, digitali o analogiche, è sempre stato attratto dall’abbattimento del limite imposto a qualsiasi stampa: la bidimensionalità. Aggiungere la terza dimensione ai nostri scatti, o comunque alle nostre produzioni bidimensionali, potrà sembrare un’idea dall’aria futurista. In realtà è una tecnica che si conosce da molto più tempo di quanto ci si possa aspettare; ma è solo da quando il cinema ha implementato questa realtà, che è esploso l’interesse per il 3D in tutti i campi della produzione artistica.
La stereoscopia e gli anaglifi
Le prime ricerche sulla tridimensionalità risalgono addirittura all’età classica; si hanno prove che già Euclide, tra gli altri, abbia effettuato degli studi a riguardo, così come, in epoca più recente, Leonardo Da Vinci. Ma è nel 1800, grazie al fisico inglese Sir Charles Wheatstone e ai suoi studi sulla visione binoculare, che la stereoscopia prende piede. L’invenzione degli stereogrammi ovvero, due immagini dello stesso soggetto acquisite da due punti di vista leggermente differenti, da guardare attraverso uno strumento ottico, è a tutti gli effetti l’antesignana delle odierne tecniche per il 3D.
Il passo successivo all’invenzione della stereoscopia è stata la creazione dei cosiddetti anaglifi. Per utilizzare questa tecnica si dovranno sovrapporre due immagini, identiche, stampate con due colorazioni differenti. Mediante l’utilizzo di due lenti che fungono da filtro, una di colore rosso e una di color ciano, la visione di queste due immagini causerà un’illusione ottica che farà percepire al nostro cervello la sensazione della profondità conferendo, dunque, una sorta di tridimensionalità.
Grazie alla nascita della stereoscopia e successivamente agli anaglifi si è dato il via alla produzione di immagini tridimensionali. Sfruttando la ricerca sulla visione binoculare dell’essere umano e alcuni apparati creati appositamente, quindi, ha avuto inizio il percorso che ha portato all’applicazione del 3D in molti campi artistici.
La fotografia tridimensionale
Facendo un rapido balzo in avanti, arrivando fino ai giorni nostri, possiamo osservare come le tecniche sopra esposte fungano da punto di partenza per la produzione delle nostre fotografie tridimensionali. Le tecniche oggi utilizzate sono molteplici: variano dalla produzione digitale mediante appositi software, all’impiego di più fotocamere coordinate fino all’utilizzo di macchine fotografiche create appositamente per la cattura di fotografie tridimensionali.
Le fotocamere stereoscopiche
Come visto, per trasformare una normale fotografia in una che permetta di percepire la profondità occorre riprodurre la stessa immagine da due prospettive diverse. Di solito la distanza tra un punto di acquisizione e l’altro è di 6 cm, più o meno la distanza che intercorre tra i due occhi. Questo ha portato alla creazione di macchine fotografiche con due obiettivi. Posti alla suddetta distanza, gli obiettivi acquisiscono la luce che, impressionando la pellicola, o il sensore, con le due prospettive diverse, permetterà la creazione di immagini tridimensionali.
Metodi alternativi
Un’altra tecnica sperimentata è quella di utilizzare due fotocamere distinte poste sempre alla distanza di 6 cm l’una dall’altra. Questa tecnica richiede però la sincronizzazione manuale sia dei parametri di esposizione e messa a fuoco che dei tempi di scatto. Per la corretta riuscita del processo inoltre sarà fondamentale l’utilizzo di un’apposita base. Questa avrà la funzione di mantenere le fotocamere alla giusta distanza sia orizzontalmente che verticalmente. Infine, i fotografi più navigati, utilizzano un’unica fotocamera operando manualmente lo spostamento della fotocamera. In entrambi gli ultimi casi sarà necessario sovrapporre le due immagini in post produzione; regolando i parametri cromatici per dare più risalto al rosso e al ciano.
Per realizzare fotografie tridimensionali è necessario ricorrere a particolari strumentazioni, come le fotocamere stereoscopiche o sfruttare più fotocamere per creare degli anaglifi che, grazie alla visone binoculare, permetteranno di percepire la profondità.
L’utilizzo del digitale
Esistono anche numerose applicazioni o software che permettono la creazione di fotografie tridimensionali sfruttando gli studi sugli anaglifi. A volte basta un semplice editor di foto che permetta di sfruttare i livelli di lavoro per poterci riuscire. In breve, dovremo utilizzare due copie della stessa foto; una con una spiccata accentuazione del rosso, l’altra più marcata sul ciano. Sovrapponendole con uno scarto di qualche centimetro e guardando il risultato attraverso i classici occhiali, si otterrà il tanto agognato effetto tridimensionale.
L’utilizzo di programmi di post produzione è sicuramente il metodo più semplice per ottenere delle fotografie che diano l’illusione della profondità; benché richiedano un lavoro abbastanza lungo, con una minima conoscenza si potrà ottenere un risultato soddisfacente.
Le fotocamere per il 3D
Va sottolineato come negli ultimi tempi molti marchi, come la Fujifilm o la Panasonic, stiano progettando o mettendo in commercio i primi modelli di fotocamere digitali che permettono di evitare questo processo delegando il tutto ad un apposito programma. Dotate di due obiettivi, per quanto siano ancora economicamente proibitive rispetto alle specifiche tecniche, rendono la fotografia tridimensionale un’attività alla portata di tutti. C’è da aggiungere, infine, come i modelli della Panasonic non siano ancora dotati di schermi adatti alla visione tridimensionale ma di comuni, per quanto sicuramente ottimi, schermi LCD; ciò causerà l’esigenza di possedere un televisore, o comunque un monitor, che supporti questo particolare formato.
Lo sviluppo delle tecnologie ha portato alla nascita delle prime fotocamere digitali tridimensionali compatte, che permettono di delegare ad un apposito programma la sovrapposizione delle immagini catturate con i due obiettivi di cui sono dotate.
È solo il primo passo
Come abbiamo visto quindi, il mondo delle fotocamere digitali in 3D non è che agli albori; ma, grazie anche alle recenti implementazioni negli smartphone di ultima generazione, oltre che alle nuove possibilità offerte dal mondo dei social network per quanto riguarda proprio la condivisione di fotografie tridimensionali, molti passi verranno ancora compiuti, fino a rendere questa tecnologia l’ennesima consuetudine nella vita di tutti i giorni.